C’era
una volta un… lupo!
Ebbene
sì, cari bambini: che noia sempre i soliti personaggi, questa volta vi
racconterò di un lupo.
Non
era un lupo qualsiasi, anzi, un lupo così non si era proprio mai visto. Magro e
deboluccio. Tanto che Mamma Lupa non sapeva più che fare.
Aveva
provato in tutti i modi: gallina fresca. Niente. Costolette di agnello al
sangue. Niente. Capretto. Niente. Niente. Niente. “Sei la rovina della nostra
famiglia” gli diceva sempre. Un vero tormento.
Ma
bando alle ciance e vediamo cosa combina il nostro lupo.
Un
bel pomeriggio di primavera Ringhio stava saltellando allegramente nel bosco in
cerca di quadrifogli mentre, poco distante dal sentiero, camminava anche una
bambina tutta vestita di rosso con un cestello in mano.
“Ciao
Lupo, sono Cappuccetto Rosso” gli urlò quella.
Ringhio
fece un balzo di lato a bocca aperta…
ARGGGHHH….
Era
sopra pensiero. Quindi, con il cuore in gola si guardò attorno spaesato.
Al
giovane lupo vennero immediatamente in mente le parole della madre “mi
raccomando, mai parlare con gli estranei”.
Decise, quindi, di tirare dritto per la sua strada.
“EHI
LUPO COSA FAI?” urlò ostinata la bambina vestita di rosso.
Ringhio
continuò ad ignorarla e allungò il passo aggrottando le sopracciglia provando
delle smorfie esercitandosi in suoni spaventosi: “grrrr… roaaaaarrr…
grrrroarrrr”.
Di
tanto in tanto si voltava indietro.
Era
talmente teso e concentrato che non si accorse nemmeno del sasso che gli arrivò
dritto dritto sulla schiena.
“Ahiiiii
ahiiii” guaì.
“TI
HO FATTO UNA DOMANDA LUPASTRO” sbraitò la tenera bambina.
“Ehmm…
sì… ecco… sto cercando quadrifogli: portano fortuna!”. A quanto pare non ne ho
trovati a sufficienza penso tra sé e sé.
“Scusa
sai, ma mi pare tu abbia un po’ di confusione in quella zucca pelosa.
Dovresti…”. E avvicinatasi al suo orecchio cominciò a bisbigliare una tiritera
secondo la quale il buon Ringhio avrebbe dovuto anticiparla fino a casa della
nonna, mangiare la nonna, poi mangiare lei e infine essere squartato da un
cacciatore.
“Perdonami…
come hai detto che ti chiami?” disse timidamente.
“CAP-PU-CET-TO ROS-SO! Quante
volte te lo devo dire?!” rispose quell’altra scocciata e gli mollò un pizzicotto.
“Ecco
Cappuccetto, io vedi… ehm… non sono molto interessato. La tua proposta sarebbe
anche allettante, ma vedi… io… sono vegetariano! Non mi frega niente di
mangiare bambini e tanto meno nonne che penso siano pure stoppose, mamma dice
sempre di non dire frega ma adesso non c’è, e poi anche volendo ad ascoltare
mamma a me piacciono di più gli agnellini ma tu non ti offendere…”. E dopo aver
detto tutto questo sospirò come sollevato.
“No,
caro mio, tu proprio non capisci. Tu, ADESSO, fili a casa di nonna e te la
mangi. Poi mi aspetti lì e mangi pure me, ma solo dopo che ti avrò fatto tre o
quattro domande. Se è necessario ti scrivo le risposte su un foglietto. E dopo
ti fai squartare dal cacciatore che ci tira fuori vive: non è che adesso vieni
qui e cambi la fiaba come se nulla fosse, CHIA-ROOO?”.
E
così dicendo, per paura Ringhio si dimenticasse, gli diede un manrovescio sulla
nuca.
Il
nostro povero lupo, colpito di sorpresa, reagì d’istinto. Spalancò le fauci e
la inghiottì in un sol boccone.
Fu
così che Ringhio, il lupo vegetariano, scoprì che, tutto sommato, la carne non
era malaccio.
E
visse felice e contento.
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