Albeggia.
Ti alzi dopo che ti sei rotolato di qua e di là su un letto insolitamente scomodo. Anima in pena hai edificato, paziente, ogni possibile scenario. Ogni imprevisto sposato con la sua soluzione.
Poi, esausto, ti alzi e cominci a prepararti con cura: ti lavi, ti radi, ti profumi e ti vesti elegante.
Dalla telefonata del selezionatore non è passato troppo tempo. Solo qualche giorno: quelli necessari a spostare qualche impegno o a far combinare la sua disponibilità, la tua possibilità e l’ansia, diventata improvvisamente padrona del tuo tempo.
“Mai arrivare in ritardo ad un colloquio” ti è sempre stato detto. Così, in anticipo di oltre mezz’ora, ti trovi a camminare, aria da scippatore alle prime armi, lungo le vie adiacenti all’indirizzo che hai studiato su internet prima e constatato su asfalto e catrame poi.
E’ caldo. E sale lo spread tra la temperatura che percepisci e quella segnalata dal cartello luminoso della pasticceria dove hai ingurgitato un caffè.
Finalmente sali. Ricapitoli cosa devi e cosa non devi fare.
Stretta di mano sicura, guarda negli occhi, non giochicchiare con i capelli, non tamburellare con le dita, fermo con il piede, gambe composte, mani lontane dalla Sua scrivania, niente risatine isteriche e …
“Buongiorno Signor ...”
Inizia.
Apnea e concentrazione.
Cosa fa, cosa cerca, come si vede, cosa le manca, perché cambia, mi racconti di lei …
Finito.
Sai che è quasi ineluttabile, però non vuoi che lo dica.
La proibiresti.
“Bene, adesso procederemo nella selezione e poi …”
Non la vuoi proprio sentire.
Se potessi ti tapperesti le orecchie e urleresti “Bababababababababa …”.
“… Le faremo sapere”.
Ecco.
Ti alzi dopo che ti sei rotolato di qua e di là su un letto insolitamente scomodo. Anima in pena hai edificato, paziente, ogni possibile scenario. Ogni imprevisto sposato con la sua soluzione.
Poi, esausto, ti alzi e cominci a prepararti con cura: ti lavi, ti radi, ti profumi e ti vesti elegante.
Dalla telefonata del selezionatore non è passato troppo tempo. Solo qualche giorno: quelli necessari a spostare qualche impegno o a far combinare la sua disponibilità, la tua possibilità e l’ansia, diventata improvvisamente padrona del tuo tempo.
“Mai arrivare in ritardo ad un colloquio” ti è sempre stato detto. Così, in anticipo di oltre mezz’ora, ti trovi a camminare, aria da scippatore alle prime armi, lungo le vie adiacenti all’indirizzo che hai studiato su internet prima e constatato su asfalto e catrame poi.
E’ caldo. E sale lo spread tra la temperatura che percepisci e quella segnalata dal cartello luminoso della pasticceria dove hai ingurgitato un caffè.
Finalmente sali. Ricapitoli cosa devi e cosa non devi fare.
Stretta di mano sicura, guarda negli occhi, non giochicchiare con i capelli, non tamburellare con le dita, fermo con il piede, gambe composte, mani lontane dalla Sua scrivania, niente risatine isteriche e …
“Buongiorno Signor ...”
Inizia.
Apnea e concentrazione.
Cosa fa, cosa cerca, come si vede, cosa le manca, perché cambia, mi racconti di lei …
Finito.
Sai che è quasi ineluttabile, però non vuoi che lo dica.
La proibiresti.
“Bene, adesso procederemo nella selezione e poi …”
Non la vuoi proprio sentire.
Se potessi ti tapperesti le orecchie e urleresti “Bababababababababa …”.
“… Le faremo sapere”.
Ecco.