mercoledì 14 maggio 2014

Le faremo sapere...

Albeggia.
Ti alzi dopo che ti sei rotolato di qua e di là su un letto insolitamente scomodo. Anima in pena hai edificato, paziente, ogni possibile scenario. Ogni imprevisto sposato con la sua soluzione.
Poi, esausto, ti alzi e cominci a prepararti con cura: ti lavi, ti radi, ti profumi e ti vesti elegante.
Dalla telefonata del selezionatore non è passato troppo tempo. Solo qualche giorno: quelli necessari a spostare qualche impegno o a far combinare la sua disponibilità, la tua possibilità e l’ansia, diventata improvvisamente padrona del tuo tempo.
“Mai arrivare in ritardo ad un colloquio” ti è sempre stato detto. Così, in anticipo di oltre mezz’ora, ti trovi a camminare, aria da scippatore alle prime armi, lungo le vie adiacenti all’indirizzo che hai studiato su internet prima e constatato su asfalto e catrame poi.
E’ caldo. E sale lo spread tra la temperatura che percepisci e quella segnalata dal cartello luminoso della pasticceria dove hai ingurgitato un caffè.
Finalmente sali. Ricapitoli cosa devi e cosa non devi fare.
Stretta di mano sicura, guarda negli occhi, non giochicchiare con i capelli, non tamburellare con le dita, fermo con il piede, gambe composte, mani lontane dalla Sua scrivania, niente risatine isteriche e …
“Buongiorno Signor ...”
Inizia.
Apnea e concentrazione.
Cosa fa, cosa cerca, come si vede, cosa le manca, perché cambia, mi racconti di lei …
Finito.
Sai che è quasi ineluttabile, però non vuoi che lo dica.
La proibiresti.
“Bene, adesso procederemo nella selezione e poi …”
Non la vuoi proprio sentire.
Se potessi ti tapperesti le orecchie e urleresti “Bababababababababa …”.
“… Le faremo sapere”.
Ecco.

lunedì 5 maggio 2014

Shock and Awe

«Chiamatemi Ismaele» (Herman Melville - Moby Dick).
«È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie» (Jane Austen - Orgoglio e pregiudizio).
«Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo. » (Lev Tolstoj - Anna Karenina).
«Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell'istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo. » (Carlos Ruiz Zafón - Il gioco dell’angelo)
Cosa hanno in comune questi testi?