mercoledì 18 giugno 2014

Si fa presto a dire Viaggio...

Nell'ultimo messaggio ho voluto infilare tre passioni dentro un ago e ho accennato un ricamo in tema di viaggio. Poca roba per il vero...
Che, poi, si fa presto a dire viaggiare. Ma non è tutto così semplice e scontato.
Partirei, per esempio, da cosa per me non è viaggio.
Per me viaggiare non è arrivare in un luogo, depositare tutta la mia mercanzia in albergo (o peggio villaggio turistico) e poi cominciare il pellegrinaggio camera-spiaggia, spiaggia-ristorante, ristorante-camera, camera spiaggia e via così.
No. Per me quella è una vacanza, qualcos'altro, comunque non è un Viaggio.
Forse in realtà è solo questione di età. Quando avevo diciott'anni andava benissimo. Oggi dopo due o tre giorni comincerei a chiedermi che diavolo ci sto fermo in un posto già mandato a memoria (albergo, spiaggia, lungomare) quando a pochi chilometri da lì c'è dell'altro. Andare oltre. Proseguire (strano no? Che per dire di andare oltre si dica seguire...).
La mia concezione di viaggio si è sublimata già oltre gli "enta" nel primo viaggio che ho fatto con Lei: 1200 chilometri in poco più di quattro giorni lungo le strade dell'Andalusia infuocata.
Ho scoperto che un viaggio per essere tale dev'essere itinerante. Ogni notte una città diversa. Ogni giorno qualcosa di nuovo. E' fare le corse per arrivare in tempo per il check-in, è scoprire la città con il vestito della sera. E' riprendere la valigia, chiudere il bagagliaio e dare gas.
Cordoba, Grenada, El Cabo de Gata, Almeria, Malaga.
Un viaggio itinerante è senza dubbio un Viaggio. Se poi il viaggio itinerante è durante la fase dell'innamoramento allora c'è di più. O, meglio, non c'è di più.
Il viaggio itinerante è, poi, un incrocio pericoloso tra Via della preparazione e Corso dell'improvvisazione.

giovedì 5 giugno 2014

Leggere, scrivere, viaggiare!

Che è un po' come "Dire, fare, baciare...". La lettera ve la sto scrivendo, per il testamento invece preferirei rimandare.
In ogni caso non si tratta di penitenza, anzi. Per me queste attività, tutte estremamente piacevoli, sono intrecciate tra loro come le fibre di una corda.
Tra leggere e viaggiare c'è forse la liaison più scontata persino banale: un libro ti scorta fedele lungo qualsiasi itinerario.
Il treno è il compagno ideale di un buon libro: i paesaggi attraversati esaltano il sapore delle pagine inizialmente sbocconcellate e poi addentate con sempre maggiore voracità.
Dal Veneto all' Abruzzo, ad esempio, ho potuto gustare notevoli cambiamenti climatici - dal sole splendente al diluvio ritornando poi ad un pallido sole - attraversando gialle lande di margherite o distese verdi e marroni mentre le ironiche bollicine di "Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia" (di Giuseppe Rizzo - magari ne scriverò una recensione...) mi pizzicavano il naso.
Il mio occhio trottava libero sulle spiagge del Conero prima e abruzzesi poi. Prossima fermata Civitanova Marche, Porto Sant'Elpidio, Grottammare... Next Stop San Benedetto del Tronto.
Ma che c'entra il viaggiare con lo scrivere? In fin dei conti Emilio Salgari ha scritto ottanta (dicesi 80!) romanzi ambientati in paesi esotici (Malesia, Antille, Bermuda...) senza muoversi dall'Italia... Anzi addirittura sosteneva che scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli.
Al di là che, come avrete capito, per il sottoscritto TUTTO è collegato allo scrivere, cercherò di spiegarvelo molto brevemente.
Scrivere richiede di conoscere persone, cose e luoghi.
Viaggiare è una maniera deliziosa per soddisfare questa esigenza con un'unica azione.
Viaggiare offre infiniti accenti, aneddoti, persone, caratteri, paesi che attendono solo di essere trasferiti su un pezzo di carta.
Infine scrivere e leggere.
Leggere e scrivere.
Non esiste l'una senza l'altra.
Semplicemente.




Post Scrittum: per la cronaca Emilio Salgari non viaggiava, ma trascorreva ore e ore in biblioteca a documentarsi per scrivere i suoi romanzi.