mercoledì 13 agosto 2014

Dove sei, Olimpia?


Due cazzotti ben assestati. Stomaco e mento per mandarmi lungo disteso.
Le Olimpiadi hanno sempre rappresentato per me lo zenit dello Sport. Quello vero. Il sogno del bambino sublimato nell'evento che si gode l'adulto. 
Non so dove o quando sia nata la passione per le Olimpiadi. Di sicuro c'è lo zampino di una sorella sportiva (dall'hockey su pista all'atletica) con la quale guardavamo ogni singola gara (dai 100 metri alla scherma passando per il canottaggio). Merito degli Abbagnale. Di Stefano Tilli. Di Marlene Ottey. Delle fiorettiste azzurre. Degli atleti che, sfiniti, arrivano al traguardo staccati anche di mezze ore. Perché le olimpiadi sono le Olimpiadi. Esserci, a volte, basta.
Eppure, immaginate un negozio con vetrine perfette. Lucidate, spolverate e riempite di bicchieri, porcellane, vetri di Murano… Improvvisamente entra un giocatore di bowling in preda ad un raptus. E … BAM! Olimpia va in frantumi. Vetrine, tazzine. Tutto rotto.
La sensazione è quella di un deja-vu. Era già successo quando Sua Maestà Il Doping rase al suolo il ciclismo. L’Appassionato tradito. Una, due, tre. Cento volte.
La boccia colpisce così, su un giornale: Schwazer, medaglia d'oro "postuma" per doping. Ovvero Alex Schwazer, (per chi non lo ricordasse un marciatore di Vipiteno) a distanza di quattro anni dagli Europei di Barcellona vince la 20 km di marcia perché il campione europeo, tale Stanislav Emelyanov, è stato spogliato della medaglia d’oro dalla Iaaf (International Association of Athletics Federations) per irregolarità nel passaporto biologico.
Vedo mentalmente la scena: presentazione degli atleti, inni nazionali, podio e l’ex vincitore che restituisce la medaglia nelle mani di colui che lo aveva premiato. Bacio di rito (forse per l’occasione sarebbe più adatto uno scappellotto).
Fin qui tutto bene, no?