Stato di DECLINO
Posso
sembrare retrograda, in realtà sono l’ultima dei Retrogradi, ma se
Lorsignori avranno comunque la bontà di ascoltarmi, racconterò la
mia storia.
Una
storia che può essere ambientata ovunque, forse anche nel Vostro
paese, il mio, però, è Declino. E la sua capitale, dove io sono
vissuta, è Declino City.
Tutto
cominciò con un sms: un messaggino. Un messaggio scritto con il
cellulare, come tanti altri. Proseguì con 100 sms. E terminò con 20
miliardi di sms al giorno.
Che
strano è il mondo: all’inizio tutto sembra così bello, comodo, e
soprattutto talmente innovativo da diventare indispensabile. Era
cominciato così anche a Declino.
Un
sms di auguri, poi uno di amore appassionato, e, infine, uno di
condoglianze e cordoglio. Diavolo! All’inizio chi di noi avrebbe
pensato fosse un “male”: “Mi risparmio una telefonata…”,
“E’ solo perché ho poco tempo…”
oppure “Chiamarlo sarebbe imbarazzante: gli mando un messaggio…”.
Se
solo avessimo saputo! Se solo fossimo stati un po’ meno miopi!
Non
furono le autorità di Declino a imporre le REGOLE. Furono le REGOLE
a imporsi: senza nessuna forzatura, spontaneamente, da sole.
Ai
governanti di Declino non restò che consacrarle con il crisma della
legalità, e poi munirle di adeguate sanzioni.
Infatti,
il messaggio all’inizio non era l’unico modo di comunicare: no
davvero! Si parlava. Si telefonava: certo, magari non a tutti…
al
fidanzato, agli amici, ai genitori, ai fratelli.
Poi,
però, piano piano il tempo diminuiva, e l’imbarazzo per una breve
conversazione o una telefonata cresceva sempre più, fino a quando
queste pratiche non divennero solo un brutto ricordo.
D’altronde
c’era anche la chat. E poi negli sms ci stavamo abituando a far
rientrare di tutto, con abbreviazioni e sigle: xkè, xò, cmq, c6…
E
così le autorità di Declino non fecero altro che formalizzare la
nostra rinuncia. Prima chiedendo ai produttori di M.C.I. (mezzi di
comunicazione innovativi) di eliminare le funzioni “per
telefonare”, ormai in disuso e, poi, creando un sistema di
comunicazione solo “mediato”.
Dio
mio. Dio mio, quanto ne sento la mancanza. Delle voci, delle guance
rosse per l’imbarazzo, del sorriso di mio figlio, e di tutte le
persone, anche le più odiate.
Ora,
a Declino, ogni bimbo viene allontanato dalla madre quasi
immediatamente, dal momento in cui è in grado di utilizzare gli
M.C.I., è considerato adulto, e necessita solo del sostentamento
economico.
Con
il tempo, l’autorità di Declino ha capito che controllare la
comunicazione poteva significare il mantenimento del potere e la
stabilità del sistema, così le sanzioni per i “Retrogradi” sono
state via via inasprite.
Mi
dispiace sia finita così. Non lo avrei mai creduto. Quando scappai
con mio figlio, pensavo di potercela fare, pensavo di trovare un
mondo diverso in cui non vi fossero M.C.I., ma se Lorsignori stanno
leggendo questo mio testamento, vuol dire che così non è andata.
Forse
sono stata io a illudermi, ci ho creduto. Ci ho sperato. Ma
evidentemente per lui, che non ha visto null’altro che la Declino
di oggi, e i suoi M.C.I, anche solo immaginare un’altra realtà era
finzione, bugia o quantomeno risultava incomprensibile.
Non
era semplice credermi, anche se ero sua madre. Non aveva mai visto le
mie lacrime quando chattando mi parlava di lui, quando sapevo che era
a poche migliaia di metri e che non avrei potuto accarezzarlo.
Se
Lorsignori stanno leggendo questo messaggio, vuol dire che la
bottiglia del mio ultimo pasto è giunta fino al mare, proprio come
speravo.
Se
Lorsignori stanno leggendo questa lettera, sapranno anche ciò che io
nemmeno ho il coraggio di ammettere: “Mio figlio mi ha tradito.”
Ma
non posso negare a Lorsignori che non lo biasimo.
L’ultima dei
Retrogradi di Declino
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