domenica 1 maggio 2016

Benvenuti al Bello

Ho riflettuto a lungo se scrivere un post su quanto accaduto al Bataclan e a Parigi. Ne ho iniziati diversi. Pensavo di avere qualcosa da dire. 
Poi, col passare dei giorni e delle settimane, ho meditato sull’indignazione à la carte che ne è seguita: per Parigi sì, per Bruxelles sì, per Ankara no, per il Mali no, per Beirut no.
Ho scritto, riscritto. Cancellato. Abortito. Ripreso in mano. Definitivamente cassato.
Sì, perché ho deciso che, essendo trascorso un po’ di tempo - molto tempo ad essere sinceri - dall’ultimo post, voglio raccontarvi qualcosa di Bello. 
Escludere il Male all'esterno di questo spazio. Almeno per ora. In fin dei conti, il mondo è già tappezzato di fatti orribili.
E allora mi  è bastato scivolare con la memoria indietro di qualche mese.
E tornare al viaggio (strano, no?). Alla cultura. Alla natura. Alla meraviglia della quale mi sono ingozzato in Australia.

Quindi, non perdiamo (altro) tempo e cominciamo!

A.  come Australia. Non poteva che iniziare così questo giochino. Un sogno. Se qualche tempo fa mi avessero chiesto dove sarei voluto andare per un viaggio con budget illimitato - ergo: non ti preoccupare di quanto possa costare - avrei detto, senza ombra di dubbio, Australia. Sogno realizzato, dunque. Ma c’è ancora tanto Mondo da vedere…



B. come Barramundi. Senza dubbio. Questo pesce tipico del nord dell’Australia: impanato, alla griglia o dipinto sulle rocce dagli Aborigeni. Ma anche Barbecue. Passione australiana che si può desumere dalle innumerevoli griglie a disposizione sul lungomare (lungo oceano?) di tante città che abbiamo visitato.

C. come Canguri. Perdonate la assoluta ovvietà, ma la delusione di non esserne riusciti a vederne nemmeno uno per parecchi giorni, salvo quelli ahimè morti ai lati delle strade, era davvero forte. Poi è bastato aspettare il tramonto. Oppure percorrere una strada panoramica verso Darwin: ed ecco lo stupore di poter quasi sentire il respiro di uno di questi splendidi esemplari a pochi metri da noi.

D. come Deserto. Se mi dovessero chiedere cosa ti è piaciuto di più del viaggio in Australia direi probabilmente due cose. Una di queste è il “Red Centre”. Il Deserto rosso australiano. Magari all’alba. Veder sorgere il sole nel silenzio finché pennella Uluru scegliendo dalla propria tavolozza le tonalità più straordinarie che la natura possa esprimere e l’uomo possa anche solo immaginare.  

E. come Echidna. Abbiamo incrociato due di questi “spinosi” amici. Simili a dei porcospini camminavano beatamente a lato strada prima di scomparire tra l’erba. Non diresti che un essere così aculeato possa ispirare così tanta tenerezza.

F. come Florence Falls. Delusi dal fatto di non poter visitare le Kathrine Gorge perché per il classico tutto esaurito sulle barche - avevano prenotato persino tutti i kajak! - che navigavano le gole abbiamo dovuto inventarci un'alternativa e così siamo risaliti verso Darwin sino al Lichfield National Park dove ci siamo goduti un bel bagno sotto le cascate Florence. E' stato proprio grazie a questa deviazione che abbiamo avuto il nostro rendezvous con il canguro della lettera C!

G. come Great Ocean Road. Ovvero la strada costiera che porta da Melbourne sino ai 12 apostoli (che non sono dodici, ma sono splendide formazioni rocciose distaccate dalla costa). Panorami mozzafiato. Ogni piazzola chiedeva a gran voce la nostra presenza: per una sbirciata in basso o per farci godere la compagnia di tanti animali, specialmente Cacatua. Ma G è anche come General Store. Che di solito vende patatine fritte in sacchetto, qualche “blocco” di formaggio australiano, meat pies, repellente per gli insetti  e poco altro… che dire… Essenziali!

H. come Hong Kong. Abbiamo visitato Lantau prima di arrivare a Sydney. Che esperienza: compri il biglietto in autobus e non è previsto il resto, l’umidità ti uccide ma solo nel caso in cui non dovessero riuscirci il traffico o lo smog… Però la statua del Budda è davvero impressionante.

I. Island. Kangaroo Island. A mio avviso, la seconda tappa più bella del nostro viaggio. Wild life australiana allo stato puro. Canguri, Wallabies, serpenti (fortunatamente visti dall’alto della nostra auto!), puzzolentissimi, ma simpaticissimi leoni marini (a Seal Bay) e persino un koala rannicchiato tra i rami di un eucalipto. Avvistarlo con lo zoom della mia Canon è stato un mezzo miracolo tenuto conto che abbiamo deciso di navigare al largo da zoo o parchi in cui accarezzarli in cattività. Bastano tre lettere: wow!

J. come Jet lag. Oh my God. Non posso credere che ci siamo addormentati due volte su un autobus che ci riportava da Bondi Beach al centro di Sydney. Ah, visto che parliamo di Sydney e la O è già occupata… una citazione la Opera House la merita!

K. come Kakadu National Park. Qui, tra le tante cose, ricordo il primo Billabong - nient'altro che un meandro morto di un fiume dalle acque stagnanti - che abbiamo visto: una sterminata distesa di uccelli, di tutti i tipi, di tutte le fattezze, di tutti i colori, che si alzano e si posano in quello che, volgarmente, chiamerei stagno. Più che gli occhi era saggio ascoltare con le proprie orecchie un’orchestra naturale. Una sinfonia animale.

L. come Luna. Piena. Nella foresta pluviale. Da brividi. Non credo serva aggiungere molto.

M. come Mereenie Loop Road: guidare su una strada sterrata nell’outback. Un po’ di timore all’inizio, poi, però, un vero spasso con il nostro Toyota Prado sulla strada “bumpy” e “corrugated”. La nostra jeep bianca alla fine aveva acquisito un simpatico e modaiolo color arancio.  

N. come Nourlangie. E’ qui che ci siamo goduti una chiacchierata - insieme ad altri curiosi come noi - con un Ranger del Kakadu National Park. Un parco nazionale co-gestito da Aborigeni e Governo Australiano. Il nostro inglese non ci ha permesso di comprendere ogni dettaglio, ma sicuramente abbiamo imparato qualcosa in più sulla millenaria cultura aborigena risalente a cinquantamila anni fa. Sulle pitture rupestri, sulla storia, sulle leggende che servivano per imporre regole… Una parte decisamente importante del nostro viaggio.

O. come Outback. La parte più selvaggia e affascinante dell’Australia. Quella da attraversare con una Jeep. Quella in cui incontri talmente poche auto che gli autisti si salutano. Quella per cui è opportuno avere acqua in abbondanza. “O” anche come Outback Pioneer Burger. Un hamburger che rimarrà nei nostri ricordi: ananas, carne, maionese, pancetta, uova, formaggio, cipolla, rapa rossa e chissà cos’altro ancora! Ci accontentiamo di poco, eh?

P. come Pappagalli. O potrei dire uccelli. Di tutti i tipi: dal Cacatua al Kookaburra (solo sentito per la verità) fino a splendidi pappagallini multicolore in aeroporto a Kangaroo Island o ai pellicani che riposavano vicino al nostro B&B vicino all’oceano.

Q.  come Queensland. La foresta pluviale più antica del mondo è qui. La Daintree Rainforest. Ed è qui che bacia l’oceano e le sue spiagge e quasi si congiunge alla barriera corallina australiana. Pensate che questa gemma risale a circa 110 milioni di anni fa mentre, per fare un paragone, quella amazzonica risale “solo” a 7 milioni di anni fa. E’ qui che abbiamo avuto l’occasione di godere di un plenilunio che rimarrà inciso nei nostri ricordi. Incastonata tra le gigantesche foglie degli alberi più antichi del mondo, come un gioiello da sfoggiare ogni 29 giorni, la Luna illuminava come un faro la notte buia, e anche un po’ inquietante, della foresta. Unico lato negativo: non si asciugava davvero nulla del nostro bucato. Non a caso si chiama foresta pluviale…

R. come Reef. Semplicemente “The Reef”. La Grande Barriera Corallina. I colori, i pesci, gli anemoni. I coralli. Non avevo mai visto nulla di simile. Da sola, è sufficiente per farvi affrontare oltre 24 ore di volo.

S. come Salties. I coccodrilli di acqua salata (da qui “Salties”). Evocati nei cartelli vicini ai Billabong o sui ponti sono una presenza costante nell’immaginario collettivo australiano. Ne abbiamo visti parecchi sullo Yellow Water Billabong. Vi rimando alla lettera Y.

T. come Tornerei domani. Ovvero la risposta che ho dato a tutti coloro che mi chiedevano del viaggio. Ma anche T come Termitai. Come possano le termiti creare tane alte sino a due metri  è un mistero che solo Madre Natura può svelare.

U. come Uluru. E Kata Tjuta. Ho voluto usare i nomi in lingua Aborigena. Perché questi luoghi sono loro (motivo per cui abbiamo deciso di non affrontare la salita di Uluru). La spiritualità che vi si respira non è descrivibile con una foto o con poche righe. L’alba o il tramonto dinanzi a queste formazioni rocciose ne è la sua sublimazione. I colori che cambiano di minuto in minuto, le sfumature violacee. L’arancio intenso. Anche per ricordare che, prima di tutti, qui, c’erano loro.

V. come Very Low Risk of Crocodile. Abbiamo fatto il bagno in una piscina naturale prima della quale era affisso questo cartello. Ci siamo sentito molto coraggiosi. Il fatto che ci fossero più bambini che adulti a sguazzare con noi è un dettaglio: si trattava pur sempre di bambini australiani ovvero abituati al pericolo!

W come Watarka. Lo vedete qui a fianco. Kings Canyon. Un canyon da risalire e poi percorrere con una buona scorta d’acqua che vi lascerà senza fiato (e non per la fatica). Percorrerlo tutto, camminare lentamente, assaporarne la bellezza, sotto il sole, guardare giù nei punti più panoramici, scacciare i moscerini, rischiare di schiacciare una magnifica lucertola verde: fa tutto parte dello spettacolo. La natura comanda. E ci si deve adeguare.

X. come Xamamina. Lei sa che la prossima volta che dovrà salire su una qualsiasi imbarcazione dovrà portarla con sé.

Y. Yellow Water. Un billabong che rappresenta il cuore del Kakadu National Park. Navigare all’alba in questo enorme stagno è stato incredibile. Dalla foschia che si alzava, alle ninfee dai colori più vivaci, alle aquile sulle punte degli alberi, passando per gli splendidi cormorani arrivando sino ai coccodrilli calmi sulla riva e poi pronti a sparire sotto acqua. Colori, suoni, natura. Che spontaneamente davano origine, nella tua gola a sillabe evocanti continuo stupore: aaah, oooh…

Z. come Australia. Australia non comincia con Z. Lo so. Sforzandomi avrei anche trovato qualcosa con la Z, ma voglio chiudere con l’ultima lettera della parola Australia. Come un cerchio. Un cerchio che prima o poi ci riporterà lì

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